Cuore nero by Dean R. Koontz

autore:Dean R. Koontz [Koontz, Dean R.]
La lingua: ita
Format: epub
Google: 8XYmPQAACAAJ
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2002-08-14T22:00:00+00:00

Chiuso il cassetto dello schedario e spenta la luce nello studio, Hatch e Lindsey si affacciarono nella camera di Regina per assicurarsi che stesse bene, avvicinandosi silenziosamente al suo letto. La luce del corridoio, entrando dalla porta, mostrava la bambina profondamente addormentata. Teneva contro il mento le piccole nocche di una mano stretta a pugno. Respirava regolarmente dalle labbra socchiuse. Se stava sognando, doveva essere un sogno piacevole.

Hatch sentì una stretta al cuore, vedendola così disperatamente giovane. Faceva fatica a credere di essere mai stato lui stesso giovane quanto Regina, giovane e innocente. Cresciuto sotto la mano odiosa e opprimente di suo padre, lui aveva abbandonato la sua innocenza prestissimo in cambio della capacità intuitiva di comprendere, che gli aveva permesso di sopravvivere in una casa in cui collera e brutale «disciplina» erano il contrappasso di innocenti errori e malintesi. Sapeva che Regina non poteva essere tenera come appariva, perché la vita le aveva dato ogni motivo per sviluppare una pelle dura e un cuore corazzato.

Per quanto duri, però, erano entrambi vulnerabili, la bambina e l'uomo. Anzi, in quel momento Hatch si sentiva più vulnerabile di lei. Se avesse potuto scegliere tra quegli handicap - la gamba malata, la mano torta e incompleta - e il danno che forse era stato arrecato a una qualche profonda regione del suo cervello, avrebbe optato senza esitazione per le difficoltà fisiche di lei. Dopo le recenti esperienze, compresa l'inesplicabile, incontrollabile rabbia che lo aveva appena invaso, Hatch non si sentiva più completamente padrone di sé. E fin da quando era piccolo, con il terrificante esempio del padre a dare forma alle sue paure, nulla aveva temuto di più che perdere il controllo.

Non ti deluderò, promise alla bimba addormentata.

Guardò Lindsey, a cui doveva la vita, anzi tutte e due le sue vite, prima e dopo essere morto. Dentro di sé le fece la stessa promessa: non ti deluderò.

Si chiese se erano promesse che era in grado di mantenere.

Più tardi, in camera, con le luci spente, a letto, Lindsey disse: «Gli ultimi risultati degli esami dovrebbero arrivare domani al dottor Nyebern».

Hatch aveva passato buona parte del sabato in ospedale, a farsi prendere campioni di sangue e di orina, a sottomettersi allo scrutinio dei raggi X e delle macchine per l'ecografia. A un certo punto aveva addosso più elettrodi del mostro a cui Frankenstein, in quei vecchi film, mandava l'energia dei lampi raccolta con un aquilone.

«Quando gli ho parlato oggi», rispose, «mi ha detto che il quadro era buono. Sono sicuro che anche le altre analisi saranno negative. Non so che cosa mi stia succedendo ma sono sicuro che non ha niente a che vedere con un danno mentale o fisico provocato dall'incidente o dalla... morte. Sono in buona salute, sono a posto.»

«Oh, Dio, lo spero proprio.»

«Mi sento bene.»

«Ne sei sicuro?»

«Sì, ne sono sicuro. Davvero.» Si chiese come potesse mentirle così facilmente. Forse perché era una bugia che non voleva danneggiarla o offenderla, ma solo tranquillizzarla, perché potesse dormire un po'.

«Ti amo», disse lei.

«Anch'io ti amo.»

Nel

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